La Bussola d’oro, trilogia di Philip Pullman. Una storia così bella tanto quanto imperfetta.
A memoria ricordo la mia critica più convinta riguardo a questa trilogia che io ho sempre considerato “groviera” per i suoi contenuti così “ristretti”, poche location e tante domande a cui in nessuno dei libri ho mai avuto risposta. Nemmeno i creatori della serie si sono sentiti di farlo, almeno nella prima trilogia, sebbene, essendo appunto una serie, vi sono un mare di immagini aggiuntive che nei libri non esistono.
Che cos’è dunque che l’ha resa così straordinaria? Il Daimon; L’anima di un individuo.
Il più conosciuto e famoso è proprio il mustelide della protagonista Lyra: Pantalaimon (guarda a caso l’assonanza). Pan può ancora trasformasi in tutti gli animali che vuole e solo nella pubertà dell’individuo si stabilizzerà. Quindi, in effetti, vi sono una marea di descrizioni, tranne la domanda che mi son sempre posta non ha mai trovato risposta: tecnicamente, come nasce un Daimon?
Chi non vorrebbe una creatura Animale con cui condividere la vita in modo così viscerale e univoco? Una creatura che ti completa, un’Anima parlante, forse si potrebbe capire decisamente di più su noi stessi e sulla nostra “reale” anima silente situata da qualche parte dentro di noi.
Per farla breve, la prima serie è davvero ben riuscita, direi anche più struggente del primo film realizzato nel 2007 (mi pare). Se non conoscete i libri ve li suggerisco caldamente, nonostante le mie critiche.