
Fahryon – Il suono sacro di arjiam ( Parte prima)
«Esisterebbe la luce senza il sole? O il calore senza il fuoco? Il Suono Sacro ha creato il Mondo e noi facciamo parte del Suo canto.»
Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell’Ordine sapienziale dell’Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell’Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell’Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro.
Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini.
NB – Mi preme innanzitutto ringraziare l’Autrice, Daniela Lojarro, per avermi raggiunta e contattata tramite blog. Non credo sarei stata cosi’ fortunata di incappare in quest’opera senza questo incontro virtuale! Un cordiale ringraziamento va anche alla casa editrice GDS: GRAZIE!
Nell’epoca in cui viviamo, densa di ottimi Urban-Fantasy, mi sono un po’ preoccupata nell’affrontare dopo tanto tempo, il genere Fantasy-Classico, e difatti l’inizio di questa lettura non è stato proprio “agevolato”. Questo perché, durante l’incipit, ci è stato presentato un personaggio differente da quello principale, ovvero colei che dà il nome al libro. Ma alla fine sono sciocchezzuole: ognuno scrive come gli pare, l’importante è che il tutto funzioni!
Ma soffermiamoci un momento sul tipo di Fantasy di cui stiamo parlando: Fantasy-Classico. Sarei curiosa di sapere quanti di voi dedichino tempo alla ricerca e alla lettura di questo filone, al giorno d’oggi. Rispondeteci nei commenti 😉
Dopo aver superato il momento iniziale, cominciamo a conoscere i due personaggi principali, che ci regaleranno dei momenti davvero esilaranti, nei loro incontri/scontri: Fahryon e Uszrany. Sono caratterizzati piuttosto bene, anche se temo che il personaggio maschile sia un pelo forzato nella sua impulsività seguita da una troppo veloce arrendevolezza, sono certa che non è così, e forse, se fossero stati introdotti, come voce, anche i suoi pensieri personali, sarebbe stato un po’ più piacevole. Fahryon invece mi piace, la trovo più naturale, più vera.
Qualcosa che non digerisco molto invece è la scelta dei nomi, probabilmente bisognerebbe superare l’impasse di dover usare per forza nomi così complessi nel genere di cui stiamo parlando. Ma sono solo opinioni personali.
Una cosa invece un po’ più importante, che dà veramente tanto fastidio e addirittura rompe la fluidità della lettura è la mancanza del doppio spazio tra una scena e l’altra, non lo posso concepire, mi snerva parecchio!
Ma torniamo al romanzo che ritengo assai valido.
Soprattutto nella parte iniziale è un puro godimento poetico: il mondo narrato da Daniela trascorre nelle svariate note musicali dei riti: quello del mattino e quello della sera, l’equivalente dell’alba e del tramonto. Sono scene di un’intensità davvero elevata!
Come dervishi danzanti!
Le scene descritte nella prima parte del libro, non sono fini a loro stesse, ma si sposano con eleganza con gli scenari e i personaggi dell’istante narrato in quel momento, fluide e limpide, vanno però lievemente sbiadendo in favore di una maggiore azione. Mi spiego: nella fase iniziale il mondo dell’Autrice è letteralmente un quadro pittoresco con tanto di audio musicale adeguato. Purtroppo, andando avanti con la narrazione, ho riscontrato, non in maniera drastica è ovvio, una divisione tra mondo narrativo e personaggi, secondo il parere di una scema, cioè me, basterebbe introdurre, laddove se ne sente la mancanza, “l’intromissione” di un oggetto, piuttosto che un fenomeno naturale e/o altro. Per esempio, nella scena finale ci troviamo in un piano astratto dove i personaggi hanno una specie di resa dei conti, ecco in quella scena avrei voluto percepire maggiormente quel piano virtuale, come lo percepiva Fahryon per esempio, oppure se era visibile, se era una stanza, se era uno spazio aperto… Mi auguro di essermi spiegata a dovere, in caso contrario esortatemi a riprovarci!
Per certi versi, sempre in quella prima parte da me tanto amata, mi è tornato in mente un gioco bellissimo chiamato –Gioco della Trasformazione-, un percorso dell’Anima! Amo il mondo delle case dell’Armonia, con le loro vesti colorate che hanno precisi significati di livelli; amo questa metafora del bene e del male, che sono descritti nel romanzo come -Armonia- e Malìa- dove la prima è la colonna portante del mondo di Daniela Lojarro mentre la seconda è l’inferno, il male, l’oscurità. Bene e male che tuttavia hanno delle caratteristiche in più, che fanno sì che il libro rientri nel genere Fantasy: e parliamo di magia, intesa come forza energetica.
Insomma, al di là di qualche piccola critica, questo libro -Fahryon, il suono sacro di Arjiam- deve entrare nelle letture di tutti gli amanti del genere, fate entrare il potere dell’Armonia nei vostri cuori!
Ringrazio nuovamente l’Autrice Daniela Lojarro e la casa editrice GDS per avermi fatto conoscere quest’opera, sono in possesso anche del secondo volume –Il risveglio di Fahryon. Il suono sacro di Arjiam. Parte seconda-, che leggerò in un secondo momento e commenterò sempre qui su -Solo 1 altra riga-
Biografia Daniela Lojarro
Due chiacchiere a caso con Daniela