Il Labirinto e i viscidi Dolenti sono ben poca cosa se paragonati alla lunga marcia che la C.A.T.T.I.V.O. ha pianificato per i Radurai attraverso la Zona Bruciata, una squallida landa inaridita da un sole accecante e sferzata da tempeste di fulmini, popolata da esseri umani che l’Eruzione, il temibile morbo che rende folli, ha ridotto a zombie assetati di sangue.
Nelle due settimane in cui dovranno percorrere i centocinquanta chilometri che li separano dal porto sicuro, la loro meta, tra cunicoli sotterranei infestati da sfere metalliche affamate di teste umane e creature senza volto dagli artigli letali, i Radurai dovranno dar prova del loro coraggio e dar voce al loro istinto di sopravvivenza. In questo scenario di desolazione, superando le insidie di città fatiscenti e foreste rase al suolo, il viaggio verso il luogo misterioso in cui potranno ottenere la cura che salverà loro stessi e il mondo diventerà per Thomas, Brenda, Minho e gli altri un percorso di scoperta del proprio mondo interiore, del limite oltre il quale è possibile spingere le proprie paure.
Bisogna ammettere che c’è qualcosa di molto inquietante come sottofondo a questa saga, in base a quello che accade in questo libro, dopo gli avvenimenti del primo volume, ho avuto la spiegazione su come mai l’autore avesse rivelato cosi tanto e subito: non si tratta solo di un labirinto. Infatti nell’epilogo al cardiopalma del primo libro, l’autore fornisce un quadro chiaro al lettore, che leggendo sa di sapere e si chiede morbosamente che faranno i suoi personaggi quando scopriranno che razza di casino stanno per avere per le mani.
Il tema è sicuramente molto forte.
Tutto quello che c’è dietro, nel contesto dei ragazzi, è davvero molto pesante e immorale, tanto da chiedersi, in base a quello che si viene a scoprire, se è lecito arrivare fino a tanto. Sì, decisamente domanda stupida, se consideriamo le brutture che ci accompagnano in questo mondo.
Di sicuro dopo aver letto questo secondo volume, non solo i radurai sentiranno la mancanza del labirinto, questo è poco ma sicuro.
Come lettori credo che abbiamo lo stesso problema dei nostri protagonisti, ovvero la sempre presente domanda: è frutto del nostro lavoro o è l’ennesimo inganno dei burattinai?
Un tema piuttosto importante mi riporta ad un’altra trilogia che ho amato: Hunger Game, chi non ricorda il travaglio affrontato dalla ghiandaia imitatrice e il “suo” panettiere? Parlo del delicato argomento della fiducia, anche in questa saga affrontato davvero in modo intrigante, già da ora mi chiedo se i nostri due protagonisti Thomas e Theresa potranno avere il tanto sudato epilogo positivo. Inoltre ho un’altra domanda che mi tormenta, chissà se mi verrà data risposta proprio del terzo volume, appunto
-La rivelazione-?