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ultime righe della puntata precedente: Il regno della Natura, per certi versi, assomigliava a quello degli Eretto, con l’unica differenza che i primi osservavano e rispettavano rigorosamente la sottile legge della Natura, l’Eretto invece era come le sue macchine, dove passava lui rimaneva solo morte e deserto.
12- Viaggio nel ricordo.
Sdraiata e legata poteva solo pensare e ricordare, il suo sguardo si girò ancora verso la finestrella in alto, scrutò attraverso le sbarre, lo fece attentamente perché, se da un lato sperava di vederlo ancora, dall’altro sapeva che era un gioco pericoloso, si era imposta la calma e ci era riuscita, non voleva certo perderla ora. Adesso doveva recuperare quello che era rimasto di lei.
Un lampo mentale le riempì gli occhi della memoria col ricordo della Madre di tutti e amareggiata contemplò in un sussurrò la sua condizione:
«Esiliata…»
Mormorò in una smorfia amara. Certo, rifletteva, ora con la mente lucida era perfettamente cosciente che Madre Natura non aveva altra scelta che fare in questo modo. L’Eretto aveva guadagnato fin troppo terreno nei secoli, anche con la guardia alta delle Fate Guerriere. Cosa ne sarebbe stato della sua guarnigione se il suo generale era allo sbando?
Allo sbando!
Era innamorata!
L’amore, lo conosceva per apprendimento, era una condizione degli Eretto, i quali divenivano quasi completamente succubi del compagno, o della compagna, la capacità di ragionamento calava drasticamente. Poi c’erano le varianti, Eretto che si prendevano gioco di altri, per non parlare degli episodi peggiori.
Fece una smorfia, socchiudendo gli occhi, ora doveva solo pensare di uscire di lì, fuggire da quell’inferno.
Gli odori del suo Regno che erano emersi nei ricordi stavano abbandonando i suoi sensi, in favore dell’atmosfera odorosa di disinfettante all’interno della stanza piccina, la luce crescente illuminava le pareti imbottite color bianco latte. Stava sorgendo il sole e quella stanza, di giorno, la faceva impazzire, la luce solare, unita al pallore di quelle pareti le rendeva difficile capire la realtà dal sogno, di lì a poco sarebbero venuti per esaminarla, se le analisi agli occhi e la verifica dei tremiti risultava negativa, sarebbe potuta tornare nella sala con gli altri. Quel ricordo le fece venire un conato allo stomaco e senza potersi controllare oltre cercò di sporgersi il più possibile e il suo corpo rigettò tutto il veleno e l’ansia accumulate in… non sapeva quanto tempo. Non fece nemmeno in tempo a riprendersi che la serratura scattò, ed ebbe la certezza che quel giorno sarebbe rimasta lì dentro, forse addirittura legata.
[prossimo appuntamento mercoledì con capitolo 13: ‘Subire e sperare’]
eccomi! Ritardataria che sono! XD straordinariamente bella e struggente questa parte, scritta in modo impeccabile. Bellissima!
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domani alle 10, due capitoli 🙂
Grazie cara, il tuo sostegno è vitale, e tu lo sai!
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Domani!, non vedo l’ora! Grazie sempre a te 🙂
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Con Florya entriamo sempre di più nella parte che io definirei tecnica, la giovane nel tentare di ricordare, ci spiega e approfondisce i dettagli del background della storia che la compongono. La diversità tra fate ed Eretto è sempre più marcata XD
Il suo esilio nella clinica è vivo come i suoi ricordi e ci si mescola alla perfezione!
Devo stare attenta a quelloc he dico o anticipo quello che verrà dopo, ma ecco, è strepitosamente ben riuscito come tutti fino a qui, e anche dopo!
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Ti giuro che leggendo le tue parole non posso che emozionarmi. Tra l’altro questa storia è nata da un momento di passione (durato più di un mese). Sono felice di quello che ho raccontato, sia in memoria di Hocke, sia in onore delle creature della notte, che amo!
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Eh? Ah! beh se sei contenta tu va bene tutto. Ma guarda che se vuoi posso partire con le critiche e poi per te saranno risate a cariole!
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Io adoro le critiche, giuro, non scherzo 🙂
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anche a me non dispiacciono, se sono costruttive.
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